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AutismoDisturbi alimentari (DCA)

Disturbi Alimentari e autismo: il tema della selettività alimentare

Team clinico Fondazione Life On Mind


La selettività alimentare, aspetto frequentemente riscontrabile in soggetti afferenti all’ASD, consiste in un’anomalia nel comportamento alimentare, che si evidenzia in  una forte rigidità nelle scelte alimentari, ossia l’assunzione di un numero limitato di alimenti, spesso meno di cinque, accompagnata da una scarsa accettazione di cibi nuovi.                         

È innegabile che sia sempre più evidente la correlazione fra Spettro Autistico e Disturbi del Comportamento Alimentare.

Gli individui con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) presentano spesso comportamenti alimentari particolari. Studi recenti evidenziano che circa il 70% dei bambini con autismo manifesta difficoltà legate all’alimentazione (Mayes & Zickgraf, 2019). Tra queste, vi sono la selettività alimentare, la sensibilità verso specifiche consistenze, odori o suoni associati al cibo, il colore dello stesso cibo e difficoltà a gestire i pasti in situazioni sociali. Tali aspetti condividono diverse caratteristiche con i sintomi osservati nei disturbi alimentari. La selettività alimentare è una situazione comune nei bambini con ASD, contraddistinta da una forte preferenza per un numero limitato di alimenti e un costante rifiuto di altri. Questo comportamento può causare carenze nutrizionali rilevanti, incidendo negativamente sullo sviluppo e sulla crescita del bambino.

Autismo e Anoressia Nervosa: la relazione tra autismo e anoressia nervosa è stata evidenziata per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta da Gillberg. Ricerche successive indicano che tra il 20% e il 35% delle donne con anoressia nervosa potrebbe rientrare nei criteri diagnostici del disturbo dello spettro autistico (Brede et al., 2020; Westwood & Tchanturia, 2017). Questo legame appare complesso: spesso gli individui con autismo utilizzano le restrizioni alimentari come strategia di coping, piuttosto che per preoccupazioni legate all’aspetto corporeo.

Disturbo da alimentazione evitante/restrittiva (ARFID): esso è caratterizzato da modelli alimentari problematici che non derivano dalla volontà di controllare il peso corporeo ed è sempre più frequentemente riscontrato negli individui con disturbo dello spettro autistico. Nonostante i dati siano ancora limitati, la correlazione tra autismo e ARFID sembra essere significativa (Mayes & Zickgraf, 2019). Generalmente, l’ARFID si presenta più spesso nei bambini e negli adolescenti, ma può manifestarsi anche in età adulta. Attualmente non sono disponibili dati precisi sulla prevalenza dell’autismo tra le persone con ARFID, ma la relazione tra le due condizioni sembra comunque essere forte (Mayes & Zickgraf, 2019).

La sensibilità sensoriale, l’enterocezione e l’alessitimia

Sensibilità sensoriale (sovraccarico sensoriale): i soggetti autistici possono manifestare sensibilità sensoriale accentuata verso stimoli visivi, uditivi, olfattivi, tattili o gustativi. Rispetto agli individui non autistici, possono reagire in modo più intenso a texture, aspetto, odore e suoni associati al cibo. Routine, rituali e resistenza al cambiamento Gli individui con autismo tendono a manifestare comportamenti ripetitivi e preferiscono spesso seguire routine precise, mostrando resistenza ai cambiamenti. Questo vale anche per le abitudini alimentari, come gli orari dei pasti, i luoghi e le tipologie di cibo, che possono risultare particolarmente rigide e poco flessibili.

L’enterocezione: essa consiste nella capacità di percepire sensazioni provenienti dall’interno del corpo, come fame, sete, sazietà e dolore. Le persone autistiche possono sperimentare difficoltà nell’enterocezione, trovandosi spesso confuse rispetto ai segnali corporei, il che può rendere molto complicato seguire un’alimentazione intuitiva.

L’alessitimia: possiamo definirla come “la difficoltà nell’identificare e descrivere le proprie emozioni”, una condizione frequentemente associata all’autismo. Chi soffre di alessitimia può incontrare ostacoli nel comprendere e comunicare le proprie emozioni, il che può complicare il raggiungimento di uno stato di calma o la ricerca di supporto emotivo. Tale condizione può aumentare la vulnerabilità allo sviluppo di comportamenti alimentari problematici che vengono utilizzati come meccanismi di coping (Vuillier et al., 2020).

Perché considerare l’autismo nella prevenzione dei disturbi alimentari?

Con l’aumento delle conoscenze sull’autismo e sui disturbi alimentari, e sulla base delle evidenze che i tratti autistici possono emergere già nell’infanzia, prima dell’insorgenza del disturbo alimentare (Solmi et al., 2020), diventa sempre più importante puntare sulla prevenzione e sull’intervento precoce. Affrontare tempestivamente i disturbi alimentari nelle persone autistiche e sviluppare strategie di supporto personalizzate, come approcci terapeutici attenti alla neurodiversità, è essenziale. Inoltre, risulta cruciale fornire formazione e psicoeducazione ai caregiver e ai professionisti che lavorano a contatto con persone autistiche, inclusi i team scolastici dedicati al benessere degli studenti. Questo permetterà di prevenire efficacemente l’insorgere di disturbi alimentari nella popolazione autistica.

Inquadramento diagnostico: La diagnosi di selettività alimentare nei bambini con ASD richiede una valutazione multidisciplinare che coinvolge pediatri, nutrizionisti e specialisti del comportamento. È essenziale distinguere tra una preferenza alimentare selettiva e un disturbo dell’alimentazione evitante/restrittivo (ARFID), quest’ultimo caratterizzato da un’eccessiva restrizione dietetica che può portare a gravi carenze nutrizionali. 

Principi di trattamento: L’approccio terapeutico alla selettività alimentare nei bambini con ASD dovrebbe essere individualizzato e può includere:​

  • Intervento comportamentale: Tecniche di desensibilizzazione sistematica e rinforzo positivo possono aiutare ad ampliare la varietà alimentare accettata dal bambino.​
  • Supporto nutrizionale: La collaborazione con un dietista specializzato è fondamentale per garantire un apporto nutrizionale adeguato e per monitorare eventuali carenze.​
  • Coinvolgimento familiare: Educare e coinvolgere i familiari nelle strategie alimentari può migliorare l’efficacia dell’intervento e promuovere un ambiente alimentare positivo.​

Bibliografia

Cermak, S.A., Curtin, C., Bandini, L.G. (2010). Food Selectivity and Sensory Sensitivity in Children with Autism Spectrum Disorders. Journal of the American Dietetic Association, 110(2), 238-246.​

Sharp, W.G., Berry, R.C., McCracken, C., Nuhu, N.N., Marvel, E., Saulnier, C.A., Klin, A., Jones, W., Jaquess, D.L. (2013). Feeding Problems and Nutrient Intake in Children with Autism Spectrum Disorders: A Meta-analysis and Comprehensive Review of the Literature. Journal of Autism and Developmental Disorders, 43(9), 2159-2173.​

Bandini, L.G., Anderson, S.E., Curtin, C., Cermak, S., Evans, E.W., Scampini, R., Maslin, M., Must, A. (2010). Food Selectivity in Children with Autism Spectrum Disorders and Typically Developing Children. The Journal of Pediatrics, 157(2), 259-264.​

Hubbard, K.L., Anderson, S.E., Curtin, C., Must, A., Bandini, L.G. (2014). A Comparison of Food Refusal Related to Characteristics of Food in Children with Autism Spectrum Disorder and Typically Developing Children. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, 114(12), 1981-1987.​

Il centro Life On Mind è a disposizione per far sì che ogni persona possa avere o costruire assieme al team di esperti il suo percorso singolare e autentico di cura.

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