I disturbi dell’umore implicano fluttuazioni emotive che possono essere estremamente intense, prolungate ed influire profondamente sul vivere quotidiano di una persona.
L’umore è uno “stato della mente”, un’emozione dominante che varia naturalmente in risposta a fattori interni ed esterni, sperimentando oscillazioni che fanno parte della natura umana.
Tuttavia, quando queste risposte emotive diventano così intense da compromettere in modo continuo e persistente il funzionamento di un individuo, può emergere un disturbo dell’umore.
Disturbi dell’umore: definizione
In un individuo che soffre di disturbo dell’umore, gli stati d’animo possono variare da estremamente bassi (depressi) ad estremamente alti o irritabili (maniacali).
Il disturbo dell’umore, noto anche come disturbo affettivo, è una condizione che influenza significativamente l’umore e le sue funzioni correlate, manifestandosi in tutte le fasce d’età: adulti, adolescenti e bambini.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), i disturbi dell’umore si suddividono in due principali categorie:
- Disturbi bipolari;
- Disturbi depressivi;
Le persone affette da disturbi dell’umore possono sperimentare oscillazioni estreme dello stato d’animo, passando da fasi di profonda depressione a stati di euforia o irritabilità intensa (maniacali).
Quando è possibile diagnosticare un disturbo dell’umore? Quando gli stati d’animo:
- Presentano un’intensità e una durata eccessive;
- Sono associati ad altri sintomi specifici che soddisfano i criteri diagnostici del disturbo dell’umore;
- Compromettono in modo significativo la capacità della persona di svolgere le normali attività quotidiane.
I disturbi dell’umore
All’interno della categoria dei Disturbi Bipolari, i principali disturbi dell’umore sono:
- Disturbo Bipolare di tipo I
- Conosciuto in passato come “Depressione maniacale”, caratterizzato dalla presenza di almeno un episodio maniacale che può essere preceduto o seguito da episodi depressivi maggiori o ipomaniacali.
- L’episodio maniacale è intenso e può comportare compromissione significativa del funzionamento quotidiano, inclusa la necessità di ricovero.
- Disturbo Bipolare di tipo II
- Contraddistinto da episodi ricorrenti di depressione maggiore e da almeno un episodio di ipomania.
- L’ipomania è una forma più lieve di mania e non provoca un’alterazione significativa del funzionamento sociale o lavorativo.
- Disturbo ciclotimico (Ciclotimia)
- Consiste in un’alternanza cronica di periodi con sintomi ipomaniacali e periodi con sintomi depressivi che, tuttavia, non soddisfano i criteri completi per episodi di ipomania o depressione maggiore.
- I sintomi devono durare almeno 2 anni (1 anno nei bambini e negli adolescenti).
- Disturbo Bipolare non altrimenti specificato (NAS)
- Utilizzato per classificare disturbi bipolari che non soddisfano pienamente i criteri diagnostici per i sottotipi principali, ma presentano comunque caratteristiche significative di umore instabile.
All’interno della categoria dei Disturbi Depressivi, tra i principali disturbi dell’umore troviamo:
- Disturbo Depressivo Maggiore (Episodio Depressivo Maggiore)
- Caratterizzato da uno o più episodi di depressione maggiore, con sintomi come umore depresso, perdita di interesse o piacere, alterazioni dell’appetito e del sonno, difficoltà di concentrazione, senso di colpa o inutilità, e, nei casi più gravi, pensieri di morte o suicidio.
- I sintomi devono durare almeno 2 settimane e causare una compromissione significativa del funzionamento quotidiano.
- Disturbo Depressivo Persistente (Distimia)
- Una forma cronica di depressione, con sintomi meno gravi rispetto alla depressione maggiore ma di lunga durata (almeno 2 anni negli adulti e 1 anno nei bambini e adolescenti).
- I sintomi includono umore depresso per la maggior parte del giorno e per la maggior parte dei giorni, accompagnato da sintomi quali bassa autostima, scarsa energia e difficoltà a prendere decisioni.
- Disturbo Disforico Premestruale (PMDD):
- Un disturbo depressivo ciclico che si verifica durante la fase luteale del ciclo mestruale (prima della mestruazione) e si risolve subito dopo l’inizio del flusso mestruale.
- I sintomi includono labilità emotiva, irritabilità, depressione, ansia, difficoltà di concentrazione e cambiamenti fisici come gonfiore o tensione al seno.
Altri disturbi dell’umore, appartenenti a entrambe le categorie principali, includono:
- Disturbi dell’umore indotti da sostanze, farmaci o condizioni mediche: Alterazioni dell’umore causate da sostanze psicoattive, farmaci o condizioni mediche sottostanti (ad esempio, disturbi endocrini o neurologici). Episodi depressivi causati da una condizione medica sottostante, come ipotiroidismo, malattie neurodegenerative (ad esempio, Parkinson o Alzheimer), o malattie cardiovascolari.
- Disturbo dell’umore specificato: Disturbo caratterizzato da alterazioni dell’umore che non soddisfano completamente i criteri per una diagnosi specifica ma sono associati a una condizione identificabile e clinicamente rilevante.
- Disturbo dell’umore non altrimenti specificato (NAS): Disturbo caratterizzato da episodi di alterazione dell’umore che compromettono il funzionamento quotidiano, pur non rientrando nei criteri diagnostici di alcun disturbo dell’umore specifico.
Cause dei Disturbi dell’Umore
I disturbi dell’umore hanno origini complesse, derivanti da un’interazione tra fattori genetici, biologici, ambientali e psicosociali. Proprio per questo, diagnosi e trattamento devono essere personalizzati in base alle specificità di ogni individuo.
Tra i principali fattori che possono contribuire allo sviluppo dei disturbi dell’umore si annoverano:
- Disfunzioni neurobiologiche: Alterazioni nella chimica cerebrale e nel funzionamento del sistema nervoso centrale, inclusi squilibri dei neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina, che possono influenzare i processi emotivi e cognitivi.
- Eventi traumatici o stressanti: Esperienze avverse come abusi, lutti significativi, conflitti familiari o problemi finanziari possono aumentare il rischio di insorgenza del disturbo.
- Condizioni mediche: Malattie sistemiche o croniche, come disfunzioni tiroidee, disturbi neurologici, malattie metaboliche e altre patologie croniche, possono influire negativamente sull’umore.
- Fattori ambientali: Un contesto familiare disfunzionale, isolamento sociale, mancanza di supporto relazionale o esposizione a situazioni di violenza costituiscono importanti fattori di rischio.
- Stile di vita: Abitudini poco salutari, come una dieta non equilibrata, sedentarietà, abuso di alcol o sostanze stupefacenti, possono contribuire allo sviluppo di disturbi dell’umore.
È fondamentale comprendere che i disturbi dell’umore posso emergere da un’interazione complessa tra questi fattori, e ogni individuo può reagire in modo unico e personale alle sfide biologiche ed ambientali che affronta.
Trattamento e terapia
Una volta stabilita la diagnosi, il primo passo verso un trattamento efficace consiste nel coinvolgere attivamente il paziente nel percorso terapeutico.
Il trattamento dei disturbi dell’umore è un processo che richiede tempo, impegno e pazienza, ma offre prospettive incoraggianti per il recupero. Il supporto emotivo fornito da amici e familiari rappresenta un elemento cruciale nel favorire il successo del percorso terapeutico e il benessere del paziente.
I trattamenti, attualmente riconosciuti, per i disturbi dell’umore includono:
Psicoterapia
La psicoterapia ha come obiettivo quello di fornire al paziente strumenti e strategie per affrontare le situazioni di crisi e riconoscere i segnali di instabilità emotiva. Attraverso il percorso terapeutico, il paziente viene guidato a identificare e modificare schemi di pensiero negativi e comportamenti disfunzionali, al fine di favorire un approccio più adattivo e costruttivo, alle sfide associate al disturbo.
Fonti: